mercoledì 10 settembre 2014

Da dove vengono i vegani? di Marco Cioffi

Dovremmo chiederlo a Pitagora, infatti sia i pitagorici che i platonici condannavano la sarcofagia, cioè il cibarsi di carne, di cui essi ne riconoscevano già l'analogia con l'antropofagia (il cannibalismo) e non possiamo certo dire che costoro non erano elementi razionali, perché erano principalmente queste le argomentazioni che li spinsero a mettere in pratica ciò che teorizzavano, l'astinenza dal mangiar carne. 
Se dovessimo quindi disegnare una cornice storica per questa corrente filosofica che oggi si concretizza nel veganismo (ma non solo, come vedremo più avanti) dobbiamo partire all'incirca da cinque secoli prima della nascita di Cristo, quindi in un periodo storico che fino ad oggi racchiude circa 2500 anni di disquisizioni filosofiche e pubblicazioni di trattati sull'argomento, purtroppo però poco conosciute al mainstream.

L'immagine di Pitagora (570 a.C. circa - 495 a.C. circa) come iniziatore del vegetarianismo è legata ai versi delle Metamorfosi di Ovidio, che lo descrivono come il primo a scagliarsi contro l'abitudine di cibarsi di animali, da lui reputata un'inutile causa di stragi, dato che già la terra offre piante e frutti sufficienti a nutrirsi senza spargimenti di sangue.

Platone, nelle Leggi, parla di una felice età arcaica in cui gli uomini avevano un particolare rispetto per la vita e non uccidevano gli animali né per nutrirsene né per offrire sacrifici agli dèi; nella Repubblica, Platone prescrive ai membri della città ideale una dieta vegetariana, affinché vivano in equilibrio.

Plutarco (filosofo greco 45 d.C. - 120 d.C.) quasi cinquecento anni più tardi scrisse "Del mangiar carne. Trattati sugli animali" in cui s'interrogava sulle pratiche che portarono gli esseri umani verso tale pratica, descrivendone ed analizzando minuziosamente le prassi, ed esortando, in un passo quasi profetico: "Ma voi, uomini d’oggi, da quale follia e da quale assillo siete spronati ad aver sete di sangue, voi che disponete del necessario con una tale sovrabbondanza? [..] Non vi vergognate di mischiare i frutti coltivati al sangue delle uccisioni? Dite che sono selvatici i serpenti, le pantere e i leoni, mentre voi stessi uccidete altre vite, senza cedere affatto a tali animali quanto a crudeltà. Ma per loro il sangue è un cibo vitale, invece per voi è semplicemente una delizia del gusto". 

Più avanti, su questa linea temporale, incontriamo Porfirio (filosofo greco 234 d.C.- 305 d.C.) che scrisse "Astinenza dagli animali", un trattato davvero completo, in cui fornì anche una serie di prove sperimentali a favore dell'intelligenza e della dignità degli animali, nel tentativo di mostrare un mondo possibile, fatto di convivenza pacifica, poiché secondo l'autore, questo potrebbe essere tenuto assieme da un senso alto di giustizia per uomini e animali. 

Passa qualche altro secolo e durante il rinascimento, Leonardo Da Vinci, che già in giovane età iniziò a rinunciare al cibarsi di carne, dichiarò: "Verrà il tempo in cui l'uomo non dovrà più uccidere per mangiare, ed anche l'uccisione di un solo animale sarà considerato un grave delitto [..] considereremo l'uccisione di un animale con lo stesso biasimo con cui consideriamo oggi quella di un uomo."

Facendo un salto temporale, arriviamo ad un importantissimo periodo storico che coinvolse contemporaneamente l'indipendenza degli Stati Uniti con la Rivoluzione Americana e la Francia con la Rivoluzione Francese, tra i lumi accesi del pensiero illuminista. Infatti proprio nel 1789 Jeremy Bentham nel suo "Introduzione ai principi della morale e della legislazione" scrisse: Un cavallo o un cane adulti sono senza paragone animali più razionali, e più comunicativi, di un bambino di un giorno, o di una settimana, o persino di un mese. Ma anche ammesso che fosse altrimenti, cosa importerebbe? Il problema non è "Possono ragionare?", né "Possono parlare?", ma "Possono soffrire?".

Un secolo più tardi, mentre il mondo era in piena rivoluzione industriale, Lev Tolstoj (filosofo russo 1828-1910) dichiarò: “E’ orribile non solo la sofferenza e la morte di questi animali ma il fatto che l’uomo, senza alcuna necessità, fa tacere in sé il sentimento di simpatia e compassione verso gli altri esseri viventi”, riflessione presente all'interno de "Il primo gradino. Saggio sull'alimentazione vegetariana", scritto come prefazione di ”The Ethics of Diet” di Howard Williams. Nella suddetta prefazione troviamo anche questa sua attenta riflessione: "se l’uomo cerca seriamente e sinceramente di progredire verso il bene, la prima cosa di cui si priverà, sarà l’alimentazione carnea [..] il suo uso è immorale perché comporta una azione contraria alla morale: l’assassinio”. 

Nel 1928, quindi proprio tra le due guerre mondiali, Henry Beston (naturalista e scrittore americano) in "The Outermost House" scrisse: "Non si devono misurare gli animali col metro umano. Sono creature complete e finite, dotate di un'estensione dei sensi che noi abbiamo perso o non abbiamo mai posseduto, e che agiscono in ottemperanza a voci che noi non udremo mai. Non sono confratelli, non sono subalterni; sono altre nazioni, catturate con noi nella rete della vita e del tempo, compagni di prigionia nello splendore e nel travaglio di questa terra."

Gandhi, che in quel periodo era già parte attiva del movimento vegetariano londinese scrivendo articoli per la London Vegetarian Society, dichiarò che: “E' vergognoso che l’uomo sia carnivoro. È vero: egli può vivere e vive sfruttando gli altri animali, ma questo è un bel misero modo di vivere, come sanno coloro che mettono in trappola un coniglio o uccidono agnelli, e colui che insegnerà all'uomo a convertirsi a una dieta sana e non violenta sarà considerato un benefattore per l’umanità" e quindi suggerì che "La grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali."

Poco più in là, subito dopo il periodo buio del nazismo, nel 1972, Isaac B. Singer (Premio Nobel per la Letteratura, ebreo sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti) pubblicò: "Nemici. Una storia d'amore", in cui confessò che: " Ciò che i Nazisti hanno fatto agli Ebrei, gli umani lo stanno facendo agli animali." 

Anche altri sopravvissuti all'Olocausto nazista si espressero similmente, come Alex Hershaft, che dichiara: "Nel pieno della nostra vita edonistica, ostentata e tecnologica, tra gli splendidi monumenti della storia, dell'arte, della religione e del commercio, esistono delle "scatole nere". Queste "scatole nere" sono i laboratori di ricerca biomedica, gli allevamenti e i macelli: aree separate, anonime, dove la nostra società conduce i suoi sporchi affari fatti di violenza e sterminio di innocenti esseri senzienti. Queste sono le nostre Dachau, Buchenwald e Birkenau. Come i bravi cittadini tedeschi, abbiamo le idee chiare su cosa accade lì dentro, ma non vogliamo saperne nulla." 

Anche Albert Einstein fu una vittima di questo periodo oscuro dell'umanità; sappiamo che verso gli ultimi anni della sua vita iniziò il suo percorso vegetariano, ed in una delle sue citazioni più importanti affrontò proprio una profonda riflessione morale, dove scrisse: "Il nostro compito deve essere quello di liberarci da questa prigionia ampliando il nostro circolo di compassione per abbracciare tutte le creature viventi e l’intera natura nella sua bellezza. Nessuno è capace di ottenere completamente questo obiettivo, ma lo sforzo per raggiungere un tale risultato è di per sé parte della liberazione e una base della propria sicurezza interiore." 

In quello stesso periodo, precisamente nel 1984, Milan Kundera pubblica "L'insostenibile leggerezza dell'essere" in cui afferma che : "Subito all'inizio della Genesi è scritto che Dio creò l’uomo per affidargli il dominio sugli uccelli, i pesci e gli animali. Naturalmente la Genesi è stata redatta da un uomo, non da un cavallo. [..] Non esiste alcuna certezza che Dio abbia affidato davvero all'uomo il dominio sulle altre creature. È invece più probabile che l’uomo si sia inventato Dio per santificare il dominio che egli ha usurpato sulla mucca e sul cavallo. [..] L’umanità sfrutta le mucche come il verme solitario sfrutta l’uomo: si è attaccata alle loro mammelle come una sanguisuga. L’uomo è un parassita della mucca; questa è probabilmente la definizione che un non-uomo darebbe dell’uomo nella sua zoologia." 

Più recentemente, nel 1993, un eclettico etologo, Roberto Marchesini in "Oltre il muro" ci fa notare come: "Una mostruosità del nostro secolo è stata la costituzione degli allevamenti intensivi e lo sviluppo di una complessa disciplina di tortura che si chiama zootecnia. Il lager zootecnico non solo ha rimosso qualsiasi senso di responsabilità umana nei confronti degli animali domestici, ma ha fatto di più: ha volutamente ignorato le loro caratteristiche di esseri senzienti. Questa attività è letteralmente un crimine legalizzato."

Come possa accadere normalmente tutto questo, ce lo spiega bene la psicoterapeuta Annamaria Manzoni, che in un'intervista afferma: "In primo luogo non si può prescindere dal nostro essere totalmente immersi in una cultura antropocentrica, per cui il concetto stesso di animale è svilito e identificato non con quello di essere vivente, sofferente e senziente, ma con quello di entità che è di fatto reificata, ridotta allo stato di cosa. Solo questa rappresentazione dell’animale permette per esempio che la gente possa tranquillamente accordarsi per “andare a mangiare il pesce”, oppure organizzi gioiose grigliate o celebri con soddisfazione piatti stagionali come lenticchie con zampone o polenta con capriolo. I termini sono scollegati dall'animale che sono, le vittime indifese non sono neppure pensate, non vivono nemmeno nell'immaginario, non possiedono esistenza propria." 

Cosa c'è dunque dietro al veganismo?

Il veganismo ("vegan" è un neologismo coniato nel 1944 da Donald Watson ) è l'ideologia che si contrappone al "carnismo" (termine -coniato dalla psicologa e sociologa Melanie Joy - che definisce l'ideologia che giustifica come normale, naturale e necessario uccidere gli animali). Il veganismo è dunque basato sul rifiuto di ogni forma di sfruttamento ed uccisione degli animali (per alimentazione, abbigliamento, spettacolo e ogni altro scopo)
Il veganismo è dettato da principi etici di rispetto per la vita animale ed è basato sul pensiero antispecista e su una visione non-violenta della vita. 
Il veganismo può essere considerato la prassi della teoria antispecista e, nella pratica quotidiana, si traduce nel rifiuto di acquistare, usare e consumare, tutti i prodotti derivanti dallo sfruttamento e uccisione degli animali. Scopo del veganismo è quello di non partecipare allo sfruttamento e all'uccisione sistematica ed intenzionale degli animali, evitando il sostegno ad attività quali l’allevamento degli animali, la sperimentazione sugli animali, la caccia, il circo e così via. Un vegano etico pertanto rifiuta l’idea che l’uomo abbia il diritto di disporre della vita degli altri animali come meglio crede.
Ci sono anche persone che praticano solamente una "dieta vegan" (quindi che seguono solamente una dieta vegetale), per motivi personali, quindi solo per un interesse salutista, ma questa è un'altra cosa, e a meno che questa scelta personale non includa le suddette motivazioni etiche, non riguarda il veganismo, che è etico. 

Torniamo alla struttura del pensiero che regge tali comportamenti, ovvero l'antispecismo, che è il movimento filosofico, politico e culturale che si oppone allo specismo (la discriminazione che penalizza le differenze di specie).
Verso la fine del 1800, in un clima di promozione di diritti per un numero sempre maggiore di individui in precedenza soggetti a discriminazione, quali le donne e gli schiavi, il filosofo Jeremy Bentham, fu il primo a proporre di seguire un'impostazione etica fondata su un criterio capace di includere tutti gli animali all'interno di una medesima comunità morale.

Il primo autore a parlare di «specismo» fu lo psicologo Richard D. Ryder (nel 1970). Egli sostenne l'esigenza di smascherare il più grave errore morale che contraddistingue la società occidentale antropocentrica, ossia il rifiuto di riservare un trattamento egualitario agli esseri non umani solo per ragioni connesse all'assenza di un legame di specie.

Passarono ancora cinque anni per arrivare al pensiero dei filosofi capostipiti dell'antispecismo, ovvero Peter Singer e Tom Regan, che proseguirono e approfondirono la ricerca del più coerente e difendibile criterio di demarcazione morale, dando il via all'origine del movimento antispecista, Singer nel 1975 pubblicò "Liberazione Animale" e Regan ventinove anni dopo scrisse "Gabbie Vuote", considerati i testi fondanti di questa corrente filosofica, ormai però superati da studi e pubblicazioni realizzate da altri autori, che ne hanno espresso recenti evoluzioni del pensiero. 

Helmut Friedrich Kaplan (filosofo e psicologo austriaco), attribuisce al movimento di liberazione animale un'importanza analoga a quella del movimento per la liberazione degli schiavi o al movimento di emancipazione femminile. Secondo Kaplan il movimento di liberazione animale deve superare l'idea ormai consolidata di una “umanizzazione dello sfruttamento animale”, e puntare semplicemente alla fine di questo sfruttamento. Kaplan considera lo specismo, non meno del razzismo e del sessismo, una pericolosa e ingiustificabile intolleranza, perpetrata soprappensiero da una grandissima fetta della popolazione. 

Arrivando ai giorni nostri, ed esplorando la filosofia del nostro continente, è possibile approfondire con alcuni importanti contributi filosofici, che ci arrivano da pensatori quali: Massimo Filippi (neuroscienziato), Marco Maurizi (filosofo), Leonardo Caffo (filosofo), Annamaria Manzoni (psicoterapeuta), Roberto Marchesini (etologo), che pubblicando diversi libri ed articoli in merito, hanno arricchito e perfezionato la corrente filosofica nostrana, e non solo. 

Alcuni importanti personaggi che fino ad oggi, hanno contribuito, con il loro esempio e/o i loro scritti a consolidare la cornice storica del veganismo, sono stati:
Nell'antichità: Pitagora, Aristotele, Ippocrate, Ovidio, Platone, Epicuro, Seneca, Socrate, Plutarco
Nel 1500: Leonardo Da Vinci
Nel 1600: Baruch Spinoza
Nel 1700: Voltaire, Jean-Jacques Rousseau, Isaac Newton
Nel 1800: Fëdor Michajlovič Dostoevskij, Leone Tolstoi, Percy Bysshe Shelley, Charles Darwin, Henry David Thoreau, Richard Wagner, Mark Twain, Friedrich Nietzsche, Arthur Schopenhauer, Gustave Flaubert, Victor Hugo 
Nel 1900: Einstein, Franz Kafka, Martin Luther King, Albert Schweitzer, Simone Weil, Maria Montessori, George Bernard Shaw, Percy B. Shelley, Mahatma Gandhi, Charles Chaplin, Sigmund Freud, Carl Gustav Jung, Isaac B. Singer, Lévi Strauss, Peter Singer, Tom Regan, Helmut Friedrich Kaplan, Milan Kundera

Bibliografia e letture consigliate:
  • Annamaria Manzoni - Noi abbiamo un sogno.Riflessioni ed emozioni nel rispetto degli animali 
  • Annamaria Manzoni - In direzione contraria. Pensieri, parole e passioni dalla parte degli animali 
  • Melanie Joy - Perché amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche
  • Peter Singer - Liberazione animale
  • Tom Regan - Gabbie vuote. La sfida dei diritti animali 
  • Milan Kundera - L'insostenibile leggerezza dell'essere
  • Charles Patterson - Un'eterna Treblinka.Il massacro degli animali e l'Olocausto 
  • Ralph Acampora - Fenomenologia della compassione 
  • Leonardo Caffo - Soltanto per loro. Un manifesto per l'animalità attraverso la politica e la filosofia 
  • Marco Maurizi - Al di là della natura. Gli animali, il capitale e la libertà
  • Leonardo Caffo - Il maiale non fa la rivoluzione. Manifesto per un antispecismo debole
  • Massimo Filippi e Filippo Trasatti - Crimini in tempo di pace. La questione animale e l'ideologia del dominio
  • Jim Mason - Un mondo sbagliato. Storia della distruzione della natura, degli animali e dell'umanità 
  • Masson Jeffrey M. - Il maiale che cantava alla luna. La vita emotiva degli animali da fattoria 
  • Jonathan Safran Foer - Se niente importa. Perché mangiamo animali? 
  • Jeremy Rifkin - Ecocidio: ascesa e caduta della cultura della carne 
  • Plutarco - Del mangiar carne, trattati sugli animali
  • Porfirio - Astinenza dagli animali 


Sul web:


FONTE

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